L'articolo 1083 (Gatta ci cova), una commedia di Russo Giusti - itBelpasso

itBelpasso

ARTE CULTURA DIALETTO PERSONAGGI STORIA

L’articolo 1083 (Gatta ci cova), una commedia di Russo Giusti

Copertina Antonino Russo Giusti

Continua il nostro percorso fra la cultura letteraria e teatrale della città di Belpasso. Oggi riportiamo le vicende raccontate nella commedia teatrale “L’articolo 1083“, commedia in tre atti scritta dal celebre Antonino Russo Giusti.

Atto I: La fattoria di Patruni Sidoru

La vicenda si svolge in Sicilia, nella fattoria dove Patruni Sidoru vive insieme alla sua domestica Gna Meda, sua figlia Vanna e i braccianti della fattoria. Un uomo semplice e dedito al lavoro della sua terra della quale va orgoglioso. Sidoru, colpito da ragazzo da una lesione cerebrale dovuta alla sua caduta da un albero, ha riportato una lieve deficienza nella memoria, questo però non gli ha mai impedito di poter lavorare nella sua amata fattoria. Una mattina di Primavera arriva in fattoria la sorella di Sidoru, Ntonia, insieme al cognato Bruno, sua nipote Iola e il suo fidanzato Masuccio. Purtroppo non è una visita di piacere quella di Ntonia. Essa infatti chiede quarantamila lire al fratello per le spese del matrimonio della figlia. Sidoru acconsente a darne solo diecimila. La cosa non sta bene a Ntonia la quale pretende di avere in “custodia” il libretto della banca del fratello.

Sidoru però non vuol stare a sentire le ragioni della sorella, preferisce infatti usare quel denaro per aiutare il prossimo come le monache degli orfanelli alle quali lascia sempre qualcosa. “Chiù prossimu di mia cu c’è?” replica Ntonia; “Prossimu sunu ddi mischini ca nun hannu chi mangiari. Del restu a cu fazzu mali? A mia stissu. Chistu iu dirò ‘a liggi, e si mi duna tortu ci dicu: siti chiù tinta di me soru Ntonia” risponde Sidoru. Ntonia, preoccupata che il fratello possa sperperare i suoi denari, decide che sarebbe venuta da lui tre volte la settimana per sorvegliarlo. Sidoru allora, quasi in atteggiamento di minaccia, rivela a Ntonia che lui sa che lei non è sua sorella; è figlia di una relazione amorosa del padre con una cameriera dopo la morte della madre. Questo scatena la furia di Ntonia, la quale avrebbe dato a Patruni Sidoru una bella lezione.

Atto II: L’articolo 1083

Chista era ‘a bumma ca mi promisi! doppu cinquant’anni mi fa nesciri d”a terra“. La minaccia di Ntonia è chiara, vuole sfrattare Sidoru dalla sua stessa terra. Poco tempo prima infatti aveva fatto atto di donazione della sua terra a Ntonia. I due però si erano detti che solo alla morte di Sidoru sarebbe subentrata la sorellastra però, come ben sapete, “Verba volant“. Insieme al suo avvocato, Sidoru tenta disperatamente di trovare una soluzione allo sfratto. La soluzione sembra trovarsi nell’articolo 1083: “L’atto si può annullare con la legittimazione di un figlio naturale per susseguente matrimonio” suggerisce l’avvocato. C’era dunque una speranza, ma bisognava prima trovare un figlio per Sidoru.

Scena Articolo 1083
Scena tratta da “L’articolo 1083” nella rappresentazione tenuta al Teatro Comunale di Belpasso dalla Brigata d’Arte Nino Martoglio durante la stagione teatrale 1987.

La provvidenza volle che Vanna, il quale fidanzato morì qualche tempo prima, fosse incinta. Ecco dunque la soluzione, Vanna avrebbe sposato Sidoru e avrebbe così fatto credere che il figlio fosse suo, salvando la sua terra. La notizia che Sidoru aspettasse un figlio da Vanna desto lo stupore generale e la rabbia della sorella Ntonia, la quale sentiva di avere già in pugno il fratellastro. Ma non era ancora detta l’ultima parola, bisognava sperare che il bambino nascesse vivo per poter far valere l’articolo 1083. In quegli anni infatti era molto frequente la morte dei neonati alla nascita, così come quella delle madri durante il parto. “Speru a Diu ca ‘stu piciriddu non ci ha arrivari a vidiri ‘a luci, ca ‘sta varca non ci ha arrivari in portu…s’affunnari pi strada!” infuria Ntonia.

Atto III: è la fine?

Sono passati sette mesi e il bambino sta per nascere. Fuori vi è un tremendo acquazzone mentre dentro la masseria di Sidoru tutti, inclusa Ntonia, aspettano la nascita del bambino. Con fare sospettoso la donna controlla ogni minimo movimento sospetto, credendo che qualcuno possa scambiare il neonato con un altro nel caso quello di Vanna non riuscisse a farcela. Don Sidoru, come il più fiero dei padri, mostra a tutti i vari giocattoli che ha comprato per il nascituro, inclusa anche una piccola zappa; “[…] Ha cuminciari di picciriddu a purtarici amuri a la terra, comu a mia“. Dopo un bel po’ di attesa, ecco che arriva la brutta notizia, il bambino non ce l’ha fatta. Sidoru, come colpito da una folgore si abbatte sulla sedia.

Antonino Russo Giusti-Insegna del teatro "La fenice"
Il teatro “La Fenice” di Belpasso. Qui operò nei primi tempi la Brigata D’arte fondata da Antonino Russo Giusti nel 1945.

Ntonia, con aria vittoriosa si prepara per lo sfratto del fratellastro il quale comincia a pensare di farla finita chiedendo a Pispisa, lavoratore fedele, di spartire i beni della sua fattoria fra i braccianti e di seppellirlo nella sua terra, come a non voler lasciare il luogo dove ha sudato anni della sua vita. Ma quando tutto sembrava essere finito, dalla camera dove Vanna stava partorendo si sente “N’autru nni fici, vivu!“. Contro ogni previsione Vanna portava in grembo due bambini, uno dei quali era riuscito a nascere. Sidoru balza giù dalla sedia e afferrando un campanello comincia a sbatacchiarlo nella frenesia generale. Ntonia, in faccia cadaverica, fa per uscire da quella casa, ma una folata di vento la investe. Sidoru allora, con un gesto magnanimo, prende Ntonia per mano dicendole: “Pi sta notti c’è un lettu macari pi tia…trasi“.

L’articolo 1083 (Gatta ci cova), una commedia di Russo Giusti ultima modifica: 2021-05-11T09:00:00+02:00 da Gabriele Privitera

Commenti

Subscribe
Notificami
guest
1 Comment
Oldest
Newest Most Voted
Inline Feedbacks
View all comments

Gracias por tu nota.

Promuovi la tua azienda in Italia e nel Mondo
To Top
0
Would love your thoughts, please comment.x